NIVACLE’

I Nivaclè o Chulipìes sono un popolo indigeno del Chaco boreale in Paraguay e nel nord-est dell’Argentina, su entrambe le sponde del fiume Pilcomayo. Nella loro lingua si definiscono nivaĉle, che significa persona, noi uomini o il nostro popolo.

In Argentina, i Nivaclès vivono vicino al fiume Pilcomayo e alle sue paludi nella provincia di Salta e nella provincia di Formosa, e ci sono anche alcune famiglie nella provincia del Chaco e nella provincia di Jujuy e oltre i confini in Paraguay.

Dal 1995, l’Istituto nazionale degli affari indigeni (INAI) ha iniziato a riconoscere alle comunità indigene argentine lo status giuridico, registrandole nel Registro nazionale delle comunità indigene (Renaci), ma nessuna comunità Nivaclè è stata riconosciuta. La provincia di Salta ha riconosciuto una comunità Nivaclè come avente status giuridico a livello provinciale: un piccolo gruppo risiede nel dipartimento di Tarija in Bolivia, anche se senza riconoscimento ufficiale.

Storicamente sono stati cacciatori-raccoglitori in conflitto con i Toba e i Pilagás. La prima menzione dei Nivaclè si deve al governatore di Tucumán Ángel de Peredo, che nel luglio 1673 condusse una campagna punitiva contro i Tobas e i Mocovíes alla testa di oltre 1.000 soldati, arrivando fino al fiume Bermejo. Il 14 agosto 1673 Peredo chiamò i Nivaclè “amici indiani”. Il governatore Gerónimo Luis de Matorras (1769-1775) firmò un patto con i Nivaclè. Nel 1763 i gesuiti stabilirono a Chunupíes la missione di Nuestra Señora del Buen Consejo, che ebbe vita breve. Nel 1774 una spedizione fluviale lungo il fiume Bermejo entrò in contatto con il capo Nivaclè Antecapibax e i suoi luogotenenti Chinchín e Guanchil. Nel 1895 il missionario anglicano Barbrooke Grubb entrò in contatto con loro e nel 1899 fu fatto un tentativo, non riuscito, di fondare una missione.

All’inizio del XX secolo, i Nivaclè furono localizzati tra i fiumi Bermejo e Pilcomayo. La colonizzazione militare del Chaco argentino fece sì che i Toba si ritirassero verso est, scontrandosi con i Nivaclè. Ciò avrebbe indotto i Nivaclè a spostarsi verso il Chaco Boreal, dopo aver abbandonato il loro ultimo villaggio sul Bermejo nel 1913.

Dalla metà del XX secolo, circa 15.000 mennoniti provenienti da Canada, Russia e Germania si sono insediati nel territorio tradizionale dei Nivaclè, modificando drasticamente i loro costumi culturali e religiosi.

Prima della colonizzazione erano caratterizzati da un’andatura agile, da passi rapidi e corti e da una parlata gesticolante e ritmica.

Come altri popoli, avevano uno sciamano che si occupava della guarigione attraverso preghiere, canti e un infuso di erbe che permetteva loro di comunicare con l’aldilà.

Nel pensiero dei Nivaclè le malattie non erano solo individuali, ma anche comunitarie, e la guarigione consisteva nel recupero e nella ricollocazione dell’anima perduta.

L’organizzazione politica era basata sulla distribuzione territoriale dei clan. La leadership era esercitata dal caanvacle, un guerriero che acquisiva lo status dopo aver ottenuto un certo numero di scalpi in combattimento. La famiglia era estesa e di carattere matriarcale.  La nonna era la figura più autorevole. Che forniva l’educazione, e raccontava i miti e le storie. La caccia, la pesca, la raccolta, l’orticoltura e l’allevamento di capre erano la base della loro economia e della loro sussistenza.

Una cerimonia praticata dai Nivaclè era l’iniziazione al miele, destinata ai giovani che avevano il desiderio di diventare veri uomini Nivaclè. Ancora oggi, continuano la tradizione della festa di iniziazione delle donne, nota come vataasnat, che significa creazione. La loro organizzazione política odierna è costituita da consigli locali, simili ai precedenti consigli degli anziani. La lingua Nivaclè appartiene alla famiglia linguistica Mataco-Guaycurú. È parlato da circa 14.000 persone che vivono nella zona del Gran Chaco: il Nivaclè è complesso sia nella fonologia che nella morfologia. Molto di ciò che viene utilizzato nelle costruzioni sintattiche in molte altre lingue è presente nel Nivaclè grazie alla sua ricca morfologia e ai clitici. Il Nivaclè presenta diverse caratteristiche linguistiche rare o addirittura uniche in altre parti del mondo. Attualmente, il sito ufficiale dei Testimoni di Geova, jw.org, contiene articoli in questa affascinante lingua.