Cosa facciamo
Promuoviamo il binomio ambiente/culture indigene come fattore di sviluppo sostenibile.
Costruiamo una rete di piccole infrastrutture museali ove raccogliere gli oggetti della memoria ancestrale.
Il Progetto Museo Verde
Il Museo Verde è nato con la finalità di conservare la memoria e le tradizioni dei popoli indigeni che dimorano nel Gran Chaco.
Questa vasta regione è depositaria di un patrimonio ricco e differenziato di risorse culturali: tessuti, sculture, dipinti, ceramiche, murales, tradizioni gastronomiche
Il Progetto si Propone di:
Obiettivo 1
Creare luoghi della memoria ancestrale dove gli indigeni possano conservare i loro artefatti e i visitatori ammirarli.
Obiettivo 2
Valorizzare un complesso di beni materiali e immateriali tipici del Gran Chaco.
Obiettivo 3
Creare alternative utili a trattenere i giovani dall’abbandonare i luoghi e le pratiche della loro identità.
Obiettivo 4
Promuovere , a tal fine, progetti pilota utili per piccole attività artigianali e artistiche sostenibili, produttori di reddito per le popolazioni originarie.
Per realizzare tali obiettivi il Museo Verde svolge un’ azione per: sensibilizzare e coinvolgere ricercatori, Istituzioni Accademiche, Autorità Governative centrali, Associazioni e ONG, Organizzazioni internazionali Italiane e dei Paesi del Gran Chaco, imprenditori nonché le Comunità indigene interessate.
Per la valorizzazione delle risorse del Gran Chaco si è avviata una operazione di branding ovvero la creazione di intesa con le comunità indigene, di un logo che caratterizzi prodotti: artigianato, erbe mediche, prodotti alimentari o beni immateriali: teatro, musica, danza tipici della regione.
4 principali fattori di sviluppo:
Individuazione di iniziative utili per una maggior valorizzazione dei legni secolari, in un contesto che preveda uno sfruttamento razionale e sostenibile delle foreste con un opportuno coinvolgimento delle Comunità indigene
individuazione delle essenze da utilizzare in un progetto pilota per avviarne la produzione, confezionamento e commercializzazione da parte di Comunità indigene.
Creazione di micro strutture ricettive presso le sedi del Museo Verde, per rendere possibile a piccoli gruppi di viaggiatori di entrare in contatto con le culture indigene.
valorizzare i prodotti della tradizione e della cultura ancestrale, realizzati con materiali naturali e con tecniche di lavorazione antiche.
Il Patto per il gran chaco
Cultura indigena e natura incontaminata sono un formidabile fattore di sviluppo sostenibile da un punto di vista socio ambientale ma anche economico.
Sulla base di questo postulato, in occasione della PreCop 26, la conferenza Internazionale sui cambiamenti climatici, il Museo Verde ha lanciato il “Patto per il Gran Chaco”.
Cosa è il “Patto per il Gran Chaco”?
Un programma al quale sono chiamate a partecipare organizzazioni internazionali, autorità governative, organizzazioni non governative, Università, centri di ricerca e imprese. Il Patto per il Gran Chaco si basa sul presupposto che questo territorio è un immenso contenitore di risorse naturali e culturali, a rischio di distruzione, che vanno protette e valorizzate in quanto formidabili fattori di sviluppo.
Vogliamo dimostrare che una gestione intelligente delle risorse naturali e culturali esistenti sul territorio, con un opportuno coinvolgimento delle comunità indigene, possono generare reddito in un contesto di sostenibilità.
Elaborando ed avviando progetti e proposte concrete utili a mettere in moto processi di sviluppo alternativi alla deforestazione, vogliamo sfuggire alla dicotomia conservazione-crescita: fermare la deforestazione favorendo l’economia, invece di sacrificarla.
Il programma, appunto, propone una terza via. La foresta possiede risorse naturali sufficienti per produrre ritorni economici senza esaurire il capitale insostituibile: gli alberi.
ARTIGIANATO
Archi, frecce, arte plumaria, affreschi, pitture, tessitura di fibre vegetali.
ACHE’ Artigianato
Gli Ache sono abili cestai e producono belle sculture in legno, perlopiù rappresentanti animali come pesci, serpenti e roditori, abilmente decorate con la tecnica della pirografia. Questa consiste nel disegnare scene della foresta passando sulla superficie di legno una punta di metallo arroventata che lascia una traccia scura indelebile dove viene passata.
Costruiscono poi i loro archi di legno, lunghi anche 2 metri, che sono abilissimi nell’ utilizzare coltivando a tutt’oggi una tradizione antica. Le frecce, sono bellissime, con una punta munita di numerose dentellature scolpite nel legno.
Continuano infine una tradizione producendo pendenti o collari con i denti di animali,come il cinghiale o il facocero
LEGNAME PREGIATO e Design
Le foreste diminuiscono, aumenta il loro valore, conviene investire nella loro gestione. Logica economica ed esigenze ambientali possono essere contemperate.
Nel Gran Chaco le temperature variano dai -5 ai +50 gradi centigradi, con forti piogge nell’estate e siccità nella stagione invernale. Per sopravvivere in queste condizioni estreme, la natura produce alberi secolari a crescita lenta, straordinari per durezza e resistenza ad insetti, funghi e intemperie, imputrescibili e con caratteristiche meccaniche ed estetiche straordinarie.
Il Museo verde ne ha individuati 17. Hanno un’ampia gamma di colori e venature dal marrone scuro, al rosso e al verde oliva. Nella scala Brinell della durezza queste specie hanno valori che vanno dal 3.2 del Timbò rosso ( pari a quello della quercia) a 16.1 del Palo Santo ( superiore a quello dell’alluminio). Si tratta di materiali pregiati competitivi, per alcuni utilizzi, con il cemento, il ferro o le resine epossidiche ed esteticamente pregevoli.
Design
La “Sedia Gran Chaco” è un ideale simbolo di speranza per un’economia sostenibile, capace di trasformare in risorse le proprie ricchezze, tutelando al contempo l’ambiente e attivando un circolo virtuoso capace di mettere insieme molte comunità diverse.
E’ stata coinvolta nel progetto l 'azienda Morelato che ha creato una sedia, disegnata da Franco Poli.
La seduta è realizzata in frassino e legno Urunday del Gran Chaco, materia prima di provenienza certificata che diventa oggetto di design.
La sedia è pensata per essere prodotta in piccola serie, con legni di provenienza certificata, ed essere messa in commercio come oggetto di design realizzato con materie prime abitualmente destinate a utilizzi assai meno redditizi. Una materia prima straordinaria come il legno Urunday può essere impiegata infatti, in quantitativi ridotti rispetto all’uso che se ne fa abitualmente.
Possono essere realizzate moltissime altre cose: il timone di una barca realizzato con questo legno per esempio, è talmente resistente da non richiedere manutenzione.
I LUOGHI DELLA MEMORIA INDIGENA:
I MUSEI VERDI
Sono stati realizzati fino ad ora 6 piccoli musei, in 6 comunità indigene, per conservare testimonianze di antichi costumi e tradizioni
Il Museo Verde, con l’ intento di conservare e valorizzare il patrimonio dei popoli originari ha stabilito rapporti con comunità appartenenti a 7 dei 25 popoli originari ancora presenti sul territorio. Si tratta di Yshir , Ayoreo e Ache in Paraguay, Kadiweo nel Pantanal brasiliano, Wichi e Qom in Argentina e Ava Guarani in Bolivia.
In tale contesto realizza:
A tal fine promuove scambi contatti, tra comunità appartenenti ad etnie che in passato hanno avuto poco più di rapporti conflittuali, nel comune obiettivo di conservare e valorizzare le culture indigene.
La rete è in sintesi, una risorsa specifica del Museo Verde sulla quale si punta per ottenere risultati in termini di solidarietà, emulazione delle buone pratiche e soprattutto per alimentare un legittimo orgoglio di appartenenza ad una realtà di alto profilo e grande importanza, quella dei Popoli del Gran Chaco.
Con risorse contenute e ricorrendo alla manodopera locale, sono stati realizzati fino ad ora 6 piccoli musei, in comunità indigene appartenenti ad altrettante etnie, per conservare testimonianze di antichi costumi e tradizioni, a beneficio delle popolazioni locali e dei visitatori stranieri.
Parallelamente alla creazione di mini infrastrutture, si sviluppa una devoluzione virtuale alle comunità indigene di antichi artefatti conservati in musei europei e latino americani.
Ad esempio, il MUCIV ( Museo Pigorini) di Roma e il Museo di Antropologia ed Etnologia dell’ Università di Firenze, hanno collezioni di oltre un secolo fa cedute da Guido Boggiani e da Doroteo Giannecchini, di reperti provenienti da etnie Ishir, Caduveo e Aché, nel primo caso, e Wichi, Qom e Ava Guarani, nel secondo.
Il Museo Verde ha iniziato la raccolta di immagini ad alta definizione di questi reperti. Tale operazione si è estesa grazie alla collaborazione di Istituzioni Museali latino americane come Il Museo del Barro, il Museo Andres Barbero, il Museo Ayoreo Salesiano di Asuncion, il Centro Cultural del Lago di Aregua, il Museo Etnologico Juan de Garay di Santa Fe, il museo Etnografico Juan B. Ambrosetti di Buenos Aires, presso i quali sono conservati reperti Qom e Ayoreo.
La tecnologia rende oggi facile e poco costoso far arrivare nei luoghi del Museo Verde, immagini di reperti non più disponibili in loco, perché non se ne perda la memoria e perché possano essere di stimolo al miglioramento della produzione artigianale.
LA STRUTTURA ARCHITETTONICA
è basata su costruzioni tipiche, che utilizzano materiali del luogo. In alcuni casi, come in quello del Museo Verde Ishir di Karcha Bahlut, interamente costruito in legno, sono stati utilizzati materiali e tecniche costruttive antiche. In altri, come nel Museo Ache di Puerto Barra e di quello Wichi di Nueva Pompeya, si sono riabilitate e adattate strutture esistenti e in disuso. Sono state elaborate poi nuove metodologie come il “Museo Leggero”. Si tratta di piccole installazioni espositive che evidenziano il nesso tra tradizioni ancestrali e moderna produzione artigianale da inserire in strutture già esistenti, come associazioni di donne artigiane, per veicolare informazioni ed immagini provenienti da musei europei e latino americani. In tutti i casi la soluzione adottata è stata concordata con i beneficiari.
ACHè Il Museo Verde di Puerto Barra.
Su richiesta della comunità di Puerto Barras si è restaurata e ristrutturata una costruzione di legno, da tempo inutilizzata, costruita con tavole di legno su di una base di cemento, secondo una tecnica tradizionalmente utilizzata a Puerto Barra.
Le pareti di legno verranno decorate con la tradizionale tecnica della pirografia, normalmente impiegata per le sculture, trasferendo su dimensioni più grandi motivi ornamentali o paesaggi della foresta, su superfici più estese.
Il Museo ospita già una rassegna di prodotti artigianali come sculture di legno, cesti archi e frecce.
Il Museo Verde sta inoltre definendo un progetto per migliorare le capacità produttive di ortaggi includendovi anche la coltivazione di erbe officinali dotate di qualità medicamentose con l’ obiettivo di contribuire alla conservazione e valorizzazione di antiche consuetudini. Secondo quanto indicato dal “Patto per il Gran Chaco”, lanciato in occasione della Cop 26 del 2022 le erbe officinali, così come anche i legni tropicali, l’ artigianato ed il turismo di nicchia sono risorse finora non sufficientemente messe a valore, in grado di innescare dinamiche di sviluppo sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico, con un corretto coinvolgimento delle popolazioni indigene.
Informazioni logistiche.
Come arrivare
In auto,circa 400 km da Asunción. Strada n. 2 poi, a qualche decina di km da Ciudad de l’ Este, ruta n.6 che si percorre per 63 km, passando la città di Santa Rita. Al km186 , sulla sinistra, una strada sterrata di circa 15 km conduce a Puerto Barra.
ERBORISTICA
Nel sottobosco crescono 115 essenze medicinali. Gli indigeni le utilizzano per curare 35 malattie
Il Gran Chaco è un immenso laboratorio farmaceutico a cielo aperto, ancora quasi del tutto sconosciuto, che possiamo esplorare e mettere a frutto con l’ aiuto delle nostre “guide indigene”. Nel sottobosco crescono 115 essenze medicinali. Gli indigeni le utilizzano per curare 35 malattie, come asma, colesterolo, disturbi delle vie urinarie, febbre, tosse, dolori reumatici, dermatosi.
Secondo l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), gli organismi vegetali possono contenere sostanze utilizzabili direttamente per fini terapeutici, ovvero per produrre farmaci. La stessa OMS parla di ben 7.000 composti chimici.
L’ Unione Europea ha riconosciuto l’ importanza di questo patrimonio affidando al COOPI, (link loro sito), il compito di catalogare le erbe mediche del Gran Chaco. I risultati di questo progetto, unitamente alle testimonianze raccolte presso le popolazioni indigene, verranno raccolte in un manuale contenente descrizioni, nomi scientifici e proprietà farmacologiche. Le potenzialità esistenti sono considerevoli.
Vanno individuati i principi attivi, dai quali si possono ricavare nuovi farmaci e antibiotici, e valutata la loro concentrazione. Saperi antichi e moderne tecnologie: questa è la formula da adottare alla ricerca di una sostenibilità ambientale, culturale ed economica a portata di mano.
ECOTURISMO
Si propone un itinerario di 7 delle 40 etnie del Gran Chaco alla scoperta di atmosfere, filosofie e modi di vivere
Nei luoghi del “Museo Verde” si raccolgono informazioni utili a chi viaggia nel Gran Chaco. I singoli luoghi vengono connessi tra loro, creando uno o più itinerari. Si tratta di un percorso sulle tracce di due grandi esploratori di fine ‘800, il pittore e fotografo Guido Boggiani e il missionario francescano Doroteo Giannecchini
Si propone un itinerario di 7 delle 40 etnie del Gran Chaco alla scoperta di atmosfere, filosofie e modi di vivere.
La messa a disposizione tramite il Museo Verde di informazioni, relative alla viabilità ed alle possibilità di pernottamento, rifornimento e refezione ma anche di tipo etnologico e folcloristico, può attirare un piccolo flusso di visitatori: un turismo qualificato e di nicchia, dal quale possono provenire risorse economiche necessarie per un miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene.
L’itinerario proposto si sviluppa per oltre 4.000 km, con parti di sterrato percorribili, con veicoli 4x4 bene attrezzati durante la stagione secca e con una buona copertura meteo.
Itinerari Proposti
Informazioni Logistiche
Puerto Barra dista circa 400 km da Asunción.
A qualche decina di km da Ciudad del Este, percorrendo la Ruta n.7, bisogna prendere a destra l’imbocco della Ruta n.6 che si percorre per 63 km, passando la città di Santa Rita. Appena superato a sinistra il bivio per Naranjal, arrivati al km. 186, sulla sinistra si vede un grande cartello che indica l’accesso a Puerto Barra tramite una strada sterrata di terra rossa lunga 13 km.
Ampie possibilità di alloggio a Naranjal e a Santa Rita.
Nessun problema di rifornimento carburante.
La Comunità di São João si trova a 21º 02’ 37.6’’ N; 56º 56’ 48.3’’.
Se si viene dal Museo Verde di Carmelo Peralta, bisogna attraversare il Paraguay con una imbarcazione chiamata “lancha” e andare a Porto Murtinho sul lato brasiliano. Da qui bisogna prendere la BR 267, per 207 km fino a Bonito. Questo tratto è servito anche da una linea di autobus della Società Cruzeiro do Sul. Contatto utile a Porto Murtinho è Erasmo Duarte, hotelpantanal@bol.com.br.
Alla uscita di Bonito bisogna imboccare la MS 382, sterrato agevole anche per veicoli non fuoristrada, che si addentra nel Parco Nazionale della Serra de Bodoquena. Tale sterrato non dovrebbe essere impercorribile anche in caso di forti piogge. Circa 36 km dopo una tavola calda (un’altra è situata 14 km. prima), bisogna prendere un bivio a destra. 14 km dopo, altro bivio, prendere a sinistra. 10 km dopo prendere a sinistra.
In totale, dopo una settantina di km. di sterrato percorribili in circa un‘ora si arriva a São João.
4 km. prima di arrivare a São João, sulla destra, si trova la cascata di Quidaban, alla cui base è agevole prendere un piacevole bagno rinfrescante.
La Comunità si compone di 76 famiglie, in parte Caduveo, e in parte appartenenti a due altre popolazioni indigene: i Terena e i Kinikinau, o Kinikinawa. entrambi questi popoli fanno parte del gruppo etnico Guana, del gruppo linguistico Arnak e sono originari del Chaco.
Nella seconda metà del ‘700 attraversarono il Rio Paraguay per stabilirsi nel territorio che oggi fa parte del Brasile, ove vivono sparsi in varie comunità.
La componente Kadiweu di São João, che può quindi essere definita una comunità trinazionale, proviene dalla Comunità di Alves de Barro dalla quale si distaccò circa 70 anni orsono, per dissidi sulla nomina del capo villaggio: il cacique. Essendo un numero abbastanza piccolo numericamente, vennero accolti dagli autoctoni con i quali vivono in armonia.
Il Museo Verde ha stabilito rapporti anche con questa Comunità, dalla quale origina quella di São João, e nella quale ha sede l’AMAC (Associação Mulheres Artistas Caduveo).
Da Bonito bisogna prendere la MS178, strada asfaltata per Bodoquena di circa 70 km.
All'uscita di Bodoquena va imboccata la MS 339, strada di terra, seguendo l'indicazione “Fábrica de cimento”.
Dopo 7 km. all’altezza del cartello che indica la Fazenda Primavera bisogna prendere a sinistra. Dopo altri 24 km. quando si incontra l’indicazione “Fazenda Pedra Branca” prendere a destra al bivio.
Mano a mano che ci si avvicina ad Alves de Barro la strada si addentra in una fitta foresta dalla quale provengono canti di uccelli tropicali. L’insediamento Caduveo appare dall’alto come una minuscola macchia chiara in un mare di vegetazione.
Il percorso da Bodoquena è di 53 km percorribili in un'ora e mezza, anche con un veicolo non a trazione integrale, sia pure con qualche cautela. Quando si torna, bisogna prendere a destra al bivio che si incontra 4 km dopo la partenza.
Per giungere a Nueva Pompeya si passa per il Parco Nazionale dell’Impenetrable.
Nueva Pompeya dista da Castelli 167 km. La strada n. 9 è asfaltata per i primi 50 km. fino a Miraflores. I successivi chilometri sono di sterrato, agevolmente percorribili con buon tempo. In caso di piogge forti è indispensabile un buon 4x4 e, come in tutto il Chaco, vanno prese informazioni sulla percorribilità prima di mettersi in marcia. Ci si addentra nella regione che nell’800 era stata denominata come l’Impenetrable, per la mancanza di strade, il clima torrido nel periodo estivo e le condizioni disagevoli che poneva a chi tentava di addentrarvisi. È questo, oggi, un serbatoio immenso di risorse naturalistiche praticamente intatte. Il Masterplan turistico della provincia del Chaco contempla il parco nazionale El Impenetrable. Da Nueva Pompeya, a differenza di quanto sembra da carte stradali, non si può risalire a Laguna Yema per riprendere la Ruta n. 81, per mancanza di ponti sul Rio Vermejo. Esistono solo piccole zattere in grado di trasportare pedoni o motociclette. È pertanto necessario ripercorrere il cammino fatto ripassando per Castelli e per Comandante Fontana. A Nueva Pompeya ci sono due discreti alberghi, l’hotel Clemente e il Chaco Impenetrable, e un distributore Shell con buon combustibile.
Da Nueva Pompeia alla frontiera Boliviana ci sono 990 km.
Dopo il tratto non asfaltato fino a Miraflores, con l’eccezione delle buche prima di Comandante Fontana, la strada è scorrevole. Poi diventa decisamente veloce, dritta, con fondo eccellente e poco frequentata. Si può dormire a Tartagal, una cinquantina di km. prima della frontiera dove si trovano alberghi di varia categoria. Il problema può essere rappresentato dalla frontiera di Yacuiba dove i controlli sui documenti delle auto sono inflessibili e pignoli. Se si viaggia su auto non propria è necessario essere muniti di un “poder”, procura del proprietario. Una semplice “certificación“ notarile o autentica della autorizzazione firmata dal proprietario non è assolutamente sufficiente a varcare la frontiera.
Da Yacuiba a Monteagudo ci sono 416 km. all’inizio abbastanza rettilinei e pianeggianti. Poi si comincia a salire, la strada si fa più tortuosa e si abbandona il paesaggio tipico del Chaco. La vegetazione è un misto affascinante di piante tipiche delle pianure con altre tropicali.
Monteagudo è anche raggiungibile, per il viaggiatore che non provenga dal Paraguay, dalla città boliviana di Santa Cruz de la Sierra con un percorso di 450 km percorribili in circa 6 ore.
Dopo Camir ci sono lunghi tratti di sterrato fin quasi a Monteagudo. Sono però iniziati lavori per asfaltare l’intero tracciato che sale fino a 1600 metri per poi discendere a 1200. Nella buona stagione non è comunque indispensabile un fuori strada.
A Monteagudo gli hotel Algarrobo e Ibáñez offrono ospitalità semplice ma confortevole.
Pittoresco il mercato alimentare dove si può anche mangiare.
Puerto 14 de Mayo (Karcha Balut in lingua indigena)
17 km a sud di Bahía Negra. Percorribili o con un buon fuoristrada, solo se il terreno è asciutto, ovvero con una lancia sul Rio Paraguay. In lingua Ishir, Karcha Bahlut significa “grande conchiglia”.
Karcha Bahlut è anche raggiungibile con una pittoresca nave che porta provviste ogni settimana da Concepción, la si può prendere a Carmelo Peralta ogni venerdì pomeriggio e fa scalo a Karcha e a Bahía Negra. Condizioni spartane (si dorme in amaca) ma non particolarmente pericolose dal punto di vista sanitario e della sicurezza, se si adottano le precauzioni del caso.
Carmelo Peralta può pertanto essere il punto di partenza per una visita alle Comunità Ayoreo, Ishir e Caduveo, realizzando una prima parte del Gran Tour del Chaco Pantanal, nel bacino del Río Paraguay.
Bahía Negra
È collegata da pullman di linea due volte a settimana, il martedì e il sabato, con partenza alle ore 10:30 (Compagnia Stel Turismo tel. 021 558196).
Collegamenti aerei sono assicurati dalla Compagnia SETAM (tel. 021 645885 e 0984 571372). Base Aérea di Bahía Negra (tel. 0982 306234).
Sia i collegamenti via terra che quelli aerei sono condizionati dalla metereologia.
In caso di piogge consistenti, frequenti soprattutto nel periodo ottobre/aprile, le piste automobilistiche che provengono da Filadelfia e Loma Plata, così come la pista di atterraggio sterrata di Bahia Negra, diventano impraticabili.
Se si viaggia con mezzi propri va tenuto presente che, dopo Filadelfia e Loma Plata, il combustibile è difficile da reperire, spesso di bassa qualità e più caro del normale.
Alloggiamento: Pensione Hombre y Naturaleza (tel. 0982 898589 oppure 0982 862543). A Karcha Bahlut è possibile affittare una piccola casa con toilette e rudimentale doccia.
Attività: Eco Club Pantanal (tel. 0982 559 789), organizza attività di educazione ambientale e guide turistiche. Stazione Biologica Tres Gigantes. Situata sulle rive del Río Negro, è un centro di ricerca che fa parte della Riserva Pantanal Paraguaiano di 15.000 ettari. È raggiungibile con un’ora di lancia da Bahia Negra. Escursioni in lancia e canoa, per visitare la riserva rivolgersi a Guyra Paraguay (tel. 021 229097 oppure 021 234404).
A 700 km. da Asunción (passando per Loma Plata e Cruce de los Pioneros).
E’ collegata da un servizio di pullman gestito dalla Stel Turismo (tel.021 558195) con partenza da Asunción alle 10,30 di tutti i lunedì e giovedì.
Alloggio, a Carmelo Peralta : 3 de Julio (0985) 721792 (0982) 888966.
La strada da Asunción sarà con ogni probabilità interamente asfaltata nei prossimi anni.
Attualmente, però, il tratto da Loma Plata, di oltre 300 km, è di terra e, come tutte le strade non pavimentate del Chaco, in caso di pioggia può divenire impraticabile.
Può quindi essere consigliabile seguire un percorso più lungo di un centinaio di km, ma interamente asfaltato, lungo la RN 3 per Bela Vista. Tale tratto è anche servito da pullman di linea della Compagnia Cometa de Amambay ( tel.+595 21 551657). Da qui si entra in territorio brasiliano e, attraverso la 384 e la 267 (anche su questo tratto c’è un servizio di pullman gestito da Cruceros do Sul), si raggiunge Porto Murtinho, cittadina dotata di varie strutture ricettive e ristoranti, situata sulla riva sinistra Del Río Paraguay. Da Porto Murtinho è facile attraversare il fiume con zattere che trasportano veicoli, o con lance (costo 10. 000 Guaraní equivalenti a 2 dollari circa) e arrivare a Carmelo Peralta.
Castelli si trova a 437 km di strada asfaltata da Asunción.
Strada n.81 da Formosa dritta e scorrevole con buona pavimentazione. Arrivati a Comandante Fontana si gira a sinistra per prendere la 95. Per qualche decina di km. ci sono buche grandi che costringono a velocità anche molto ridotta.
Buone possibilità di rifornimento. A Castelli distributori Esso e Ypf, quest’ultimo aperto 24 ore.
Alberghi: Nuevo Hotel Florencia comodo, pulito, wi fi, buona colazione.
Dove Operiamo
Il Museo Verde ha contatti con 7 comunità indigene in 4 Paesi:
Paraguay, Argentina, Bolivia e Brasile.