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Il Chaco Ieri e Oggi: sulle orme di Guido Boggiani 

Un viaggio nel Chaco di oggi, ispirato alle foto e gli appunti di Guido Boggiani, artista ed esploratore italiano di fine 800. Cosa è cambiato e cosa è rimasto oggi di quelle foreste sconosciute, una domanda la cui risposta non è affatto scontata e lascia aperti a nuovi orizzonti.
Un opera in  collaborazione con: Società Geografica Italiana, IILA Organización Internacional Italo Latino Americana, AICS Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Ambasciata Italiana di Buenos Aires, Team Europe Argentina.

 

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Questo lavoro si propone due obiettivi: Fornire indicazioni sulle caratteristiche dal punto di vista antropologico e naturalistico di questa regione, straordinaria come poco conosciuta; Dimostrare, con la forza delle immagini che prendono forma di una esposizione, che il Gran Chaco conosciuto dai primi esploratori di fine ‘800, sopravvive ancora. Il Chaco di Guido Boggiani continua ad esistere. Malgrado le distruzioni apportate da deforestazione e globalizzazione, il viaggiatore che si inoltri in questa sterminata pianura sulle orme dell’esploratore, pittore e fotografo scomparso 120 anni fa, può imbattersi negli stessi paesaggi, volti ed oggetti che lo affascinarono. Può percepire la stessa sottile magia che incantò Boggiani alla fine del secolo XIX. Il Chaco è una straordinaria risorsa da conservare e valorizzare.

Karcha Bahlut: L’ ultimo Sciamano.

Leonardo Cioni è un diplomatico italiano che ha appena terminato il suo incarico.
Si trasferisce in Paraguay, un paese dove il tempo sembra essersi fermato, dove le tracce del passato sono sorprendentemente accessibili. Qui si imbatte nella personalità di Guido Boggiani, artista, fotografo, esploratore, vissuto nel periodo della Belle Epoque e trasferitosi in Paraguay, che finisce per esercitare su di lui una sorta di fascinazione.

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Trova i suoi quadri nei salotti di Asunción, il suo diario nei polverosi archivi di un Museo ed i suoi resti mortali in una urna di bronzo nel Cimitero Italiano.
Un po’ alla volta ricostruisce l’itinerario seguito da questo personaggio: conduce nell’ Alto Chaco, territorio situato all’ estremo nord del paese, ancora quasi inaccessibile e spopolato, abitato da piccole comunità della etnia dei Chamacoco, guerrieri dall’ apparenza mite. Sono gli ultimi depositari di una cultura ancestrale,custodi di tradizioni e riti magici antichissimi. Alcuni sostengono che hanno abbandonato da poco la pratica dell’antropofagia e che custodiscono tesori nascosti.
Leonardo si sente attratto dal Chaco, un immenso spazio vuoto, come il mare aperto..
In breve trova una guida autorevole in Matteo Zorzi, un salesiano antropologo gran conoscitore della realtà indigena, ed arma una spedizione. Dopo aver rischiato di restare impantanato e bloccato in luoghi inospitali, raggiunge il piccolo villaggio di Karcha Bahlut ed entra in contatto con i Chamacoco, come aveva fatto Guido Boggiani, 120 anni prima. Assiste ai loro rituali, vive in una delle loro casette fatte di legno di palma e si riposa all’ ombra di un “Vaporu” lo stesso albero che, assicura il cachique, fungeva da riparo per Guido Boggiani più di un secolo prima. Il cachique gli racconta poi la storia degli Anabsoro, semidei giganteschi e mostruosi che furono sterminati dai Chamacoco e seppelliti sotto le case del villaggio. Gli consegna delle ossa umane...
L’ avventura di Leonardo Cioni, prosegue, tra il mito ed una realtà ancora primordiale, tra incontri con cacciatori di fantomatici tesori, ritrovamenti archeologici, conflitti con un ambiguo Sciamano, fino ad un colpo di scena finale, in una splendida mattinata autunnale nel caffè Rosati in piazza del Popolo a Roma.

Il racconto si svolge in capitoli che, alternativamente, narrano le vicende parallele di Leonardo Cioni e di Guido Boggiani.
Le prime si basano su esperienze autobiografiche dell’ autore, le seconde su di una accurata ricerca effettuata su documenti e testimonianze. La storia di Leonardo fornisce l’ occasione per annotazioni su aspetti antropologici di culture primordiali che possono esercitare un fascino sugli europei di oggi, come lo esercitarono su quelli di fine’800.
ed è stato presentato a Roma, presso l’ Istituto Latino Americano, e a Palazzo Ferrajoli nel contesto delle celebrazioni per i 60anni dei Trattati di Roma, a Genova, a cura della Fondazione Casa America, a Torino nel Circolo dei Lettori, a Gaeta, presso la Fondazione G. Caboto e, da ultimo, nella chiesa sconsacrata di Palazzo Gattini nella città di Matera.

Popoli del gran Chaco

é una raccolta di saggi, realizzati da antropologi, storici, registi teatrali, economisti, architetti, curata da Gherardo La Francesca, ideatore del Museo Verde, associazione che realizza iniziative mirate alla conservazione e valorizzazione delle culture indigene di questa regione.

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Il risultato è un affresco che descrive il Gran Chaco, immensa pianura che si estende per oltre un milione di kmq nel cuore del Sudamerica, in territori che fanno parte di Paraguay, Argentina, Bolivia e Brasile, caratterizzata da una densità di popolazione bassissima, da una biodiversità estremamente elevata, paragonabile a quella dell' Amazzonia, e dalla presenza di comunità indigene appartenenti a 25 diversi gruppi etnici. Le sue foreste costituiscono uno dei più importanti polmoni del pianeta, la sua ricchezza etnologica é una risorsa culturale e di capacità artigianali sottoutilizzata.
In questo contesto il Museo Verde sta creando una rete di micro strutture museali, piccole infrastrutture nelle quali le comunità indigene conservano gli oggetti della loro memoria ancestrale, e sta sviluppando una serie di iniziative mirate a stimolare la ripresa di tradizioni artigianali. Con la collaborazione di Musei italiani e sudamericani si opera una restituzione virtuale di oggetti di artigianato. Tale attività si estende oggi a comunità appartenenti a 7 popolazioni indigene.
Il libro, corredato da quasi 100 immagini e cartine, consente al lettore di addentrarsi in questo territorio, muovendosi anche sulle tracce degli esploratori che per primi lo percorsero nel XiX secolo. E' anche corredato da un portfolio che illustra la creatività artigianale che i popoli di questa regione sono in grado di esprimere.
Il Gran Chaco è una risorsa per le popolazioni originarie e per l' Umanità, oggi minacciata dalla deforestazione e dalla globalizzazione. Va conosciuta, apprezzata e messa in valore. a questo fine il Museo Verde ha lanciato una iniziativa chiamata "Patto per il Gran Chaco"

CONSIGLIATI:

Antropologia applicata e questione indigena in America Latina

Testimonianze italiane tra memorie e impegno.

Un libro a cura degli antropologi Luca Citarella e Antonino Colajanni, a cui il Museo Verde ha avuto l'onore ed il piacere di contribuire.

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A partire dagli anni ‘80 del secolo scorso e poi ancora durante questi primi decenni del 2000,  in America Latina si è verificato un fatto degno di attenzione forse casuale ma più probabilmente no: un gruppo di giovani antropologi italiani (e giovani antropologhe) si è ritrovato ad operare nel continente latinoamericano, in contesti caratterizzati dalla presenza di popolazioni e comunità indigene, all’interno di organizzazioni, programmi, progetti internazionali diversi ed anche in istituzioni locali (accademiche e non) intorno a temi collegati alla “questione indigena”; educazione bilingue, salute interculturale, articolazione sussistenza/mercato, organizzazioni indigene, identità etnica, condizione della donna, etnocidio, sviluppo inclusivo e comunicazione per lo sviluppo. Provenienti da percorsi di formazione affini e da diverse esperienze d’impegno sociale, questi giovani antropologi ed antropologhe avevano in comune il proposito di andare oltre la ricerca etnografica convenzionale, per sperimentare sul campo un’antropologia applicata orientata a contribuire a rispondere ai bisogni dei popoli indigeni dell’America Latina e a difendere i loro diritti, il libro racconta delle esperienze di questi antropologi in diversi paesi latinoamericani (Bolivia, Cile, Guatemala, Argentina, Paraguay, Peru, Nicaragua, Colombia ed altri) dove la cooperazione internazionale stava operando.

 

Lo scrittore

Gherardo La Francesca é stato diplomatico in Grecia, Egitto, Giappone, Argentina, Cipro e ha concluso la carriera nel 2012 come Ambasciatore in Brasile.
Ha realizzato mostre fotografiche a Nicosia, Ravello, Brasilia e Asunciòn.

Scopri di più

Con la sua barca a vela, chiamata Pulcinella, ha attraversato il Mar della Cina Meridionale, lo stretto di Malacca, l'Oceano Indiano, Il Mar Rosso, Il Mediterraneo e, nel 2014, l' Oceano Atlantico.
In Paraguay, ove ha vissuto dal febbraio 2013 all’agosto 2016, ha contribuito alla esposizione "El Circulo Imperfecto" sulla vita di Guido Boggiani, pittore, fotografo, viaggiatore di fine ‘800; è stato curatore di una mostra su Emilio Salgari; ha allestito una mostra di sue fotografie e di oggetti e dipinti di indigeni Chamacoco; ha coordinato una missione archeologica nell' Alto Chaco; ha ideato e curato la realizzazione del “Museo Verde”, sala espositiva costruita in legno di palma con tecniche indigene nella remota località di Karcha Bahlut.
nel 2015 l’ Editrice Servilibro di Asuncion ha pubblicato ila sua opera”Sebastian Gaboto, historia de un viaje al corazon profundo del continente Americano”, successivamente edito nel 2017, nella versione italiana intitolata “ Sebastiano Caboto, storia di un viaggio nel cuore profondo del Continente Sudamericano“, da Edicampus
Dal 2018 il “Museo Verde” è una Onlus che realizza progetti di conservazione e valorizzazione delle culture indigene del Gran Chaco in Paraguay, Bolivia, Argentina e Brasile.
Nel febbraio 2020, ha presentato, presso l’ Istituto Italo latino Americano, la Mostra fotografica “Il Chaco, Ieri ed Oggi” relizzata insieme a Luca Rugiu.
Nel marzo 2021 l’ editrice Officina Edizioni ha pubblicato libro da lui curato “Museo Verde, Popoli del Gran Chaco”

Lo scrittore

Gherardo La Francesca é stato diplomatico in Grecia, Egitto, Giappone, Argentina, Cipro e ha concluso la carriera nel 2012 come Ambasciatore in Brasile.
Ha realizzato mostre fotografiche a Nicosia, Ravello, Brasilia e Asunciòn.

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Con la sua barca a vela, chiamata Pulcinella, ha attraversato il Mar della Cina Meridionale, lo stretto di Malacca, l'Oceano Indiano, Il Mar Rosso, Il Mediterraneo e, nel 2014, l' Oceano Atlantico.
In Paraguay, ove ha vissuto dal febbraio 2013 all’agosto 2016, ha contribuito alla esposizione "El Circulo Imperfecto" sulla vita di Guido Boggiani, pittore, fotografo, viaggiatore di fine ‘800; è stato curatore di una mostra su Emilio Salgari; ha allestito una mostra di sue fotografie e di oggetti e dipinti di indigeni Chamacoco; ha coordinato una missione archeologica nell' Alto Chaco; ha ideato e curato la realizzazione del “Museo Verde”, sala espositiva costruita in legno di palma con tecniche indigene nella remota località di Karcha Bahlut.
nel 2015 l’ Editrice Servilibro di Asuncion ha pubblicato ila sua opera”Sebastian Gaboto, historia de un viaje al corazon profundo del continente Americano”, successivamente edito nel 2017, nella versione italiana intitolata “ Sebastiano Caboto, storia di un viaggio nel cuore profondo del Continente Sudamericano“, da Edicampus
Dal 2018 il “Museo Verde” è una Onlus che realizza progetti di conservazione e valorizzazione delle culture indigene del Gran Chaco in Paraguay, Bolivia, Argentina e Brasile.
Nel febbraio 2020, ha presentato, presso l’ Istituto Italo latino Americano, la Mostra fotografica “Il Chaco, Ieri ed Oggi” relizzata insieme a Luca Rugiu.
Nel marzo 2021 l’ editrice Officina Edizioni ha pubblicato libro da lui curato “Museo Verde, Popoli del Gran Chaco”